domenica 10 gennaio 2021

Ecco l'editoriale di Toni Capuozzo

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In questi giorni nei social network ha acquistato notevole risalto un editoriale scritto da Toni Capuozzo  su “Alpin jo, mame!” (numero 1/2 del 2020), giornale della sezione di Udine, pubblicato nel mese di maggio dello scorso anno.

Toni Capuozzo, oltre ad essere un giornalista professionista che non necessita di presentazioni, è un Amico degli Alpini di vecchia data.

Di seguito, per comodità di lettura, riportiamo il testo dell'articolo che ha riscosso l'attenzione e il consenso di tanti lettori, alpini e non. Magari emozionando pure un po'...

Buona lettura!

"Gli alpini non è gente che se la canti. Una cantata in compagnia sì. Ma per il resto, se c’è da fare, se serve aiutare, si fa e basta. E allora non voglio dire nulla sul nostro Friuli, tanto lo sapete già. Tranne una cosa che dirò alla fine. Voglio dire qualcosa sugli alpini della bergamasca, una delle aree più colpite dalla pandemia. Li ricordate tutti, alle adunate, gli alpini della Sezione di Bergamo: non finiscono mai. E stavolta non hanno finito mai di aiutare, anche se erano in mezzo al dramma: nel solo Gruppo di Nembro sono morte undici penne nere. Lo sappiamo tutti quello che l’Ana ha fatto per costruire l’ospedale da campo di Bergamo, e non serve aggiungere altro. Voglio raccontarvi piccoli gesti, che non hanno avuto telecamere a renderli noti. Un sabato sera il Gruppo alpini del paesino di Oneta-Cantoni, in collaborazione con la pizzeria “La Rustica”, ha pensato di offrire la cena a tutti gli abitanti consegnando pizze a domicilio. Duecentocinquanta pizze, tra famiglie e persone che vivono da sole, nelle strade del centro e nelle abitazioni sparse tra le frazioni. Le pizze erano contenute in un cartone con una scritta «Buon appetito e mòla mia». Già gli alpini portavano la spesa e i farmaci agli anziani, ma quella sera hanno voluto fare una sorpresa, ed è stato anche un modo di controllare che tutto andasse bene, tra le persone sole. Ha raccontato una signora: «Da noi sono passati verso le 18.30 - racconta un'abitante di Oneta - hanno suonato il campanello e sorpresa: erano gli alpini in guanti e mascherina. Sono stati fantastici, ed è stato un gesto del tutto inaspettato, che ha messo in risalto l'essenza del piccolo paese di Oneta. Devo essere sincera, mi sono commossa quando abbiamo ricevuto la sorpresa. Ci voleva, ci hanno strappato un sorriso e hanno portato una bella ventata di serenità». Gli alpini di Colere hanno fatto qualcosa ancora più speciale: hanno portato, agli anziani ai quali consegnano medicine e spesa, anche un mazzolino di fiori, e potete immaginare la tenerezza di vecchie nonne davanti a un piccolo gesto di galanteria. Come giornalista ho raccontato la storia di Siro, che era quello che a ogni dicembre, a Torre dei Roveri, indossava gli abiti di Babbo Natale – il barbone bianco ce l’aveva di suo – per la gioia dei bambini. Siro, un cacciatore che amava la natura, aveva il suo buen retiro nei boschi di Lerici, estremo sud della Liguria. Un amico della Sezione di La Spezia mi ha scritto che era a disposizione della famiglia di Siro, se serviva qualcosa. Li ho messi in contatto, e via. Gli alpini, ovunque, sono capaci di grandi imprese, ma anche di piccoli gesti che non saranno ricordati con targhe e monumenti, ma hanno strappato un sorriso o una lacrima di commozione, e aiutato a tenere duro. Ah sì, il nestri Friûl: si sono fatte tante cose. Ma quella che non dimenticheremo mai è la presenza di una penna nera, al forno crematorio di Gemona, all’arrivo delle bare da Bergamo. Con il sindaco e un volontario della Protezione Civile hanno accolto feretri, tra cui forse c’era qualche alpino che era venuto in Friuli ad aiutare, nel 1976. Ai piedi dei tre, sull’attenti, c’era un mazzo di rose. E solo il rumore della retromarcia di camion carichi. Ma era come se suonasse il Silenzio."

Toni Capuozzo